O la va o la spacca! È ciò che mi ripeto da giorni. In questo momento indosso cuffietta e mascherina, pronta per l’ingresso in sala operatoria. Tutto iniziò qualche tempo fa, quando scrollando il mio profilo TikTok inciampo su uno di quei video acchiappa views, del tipo: “Sai come è fatto il filler?” Il video veniva girato da un professionista del settore o comunque questo è quanto credevo. In conclusione del video, un pre e post strabiliante che fece echeggiare immediatamente in me il pensiero di quella fastidiosissima gobbetta sul dorso del mio naso.
Non avevo mai fatto caso a quella caratteristica del mio volto, mi riflettevo allo specchio e non la vedevo. Mi accorsi della sua esistenza a causa di un post pubblicato su qualche piattaforma social di cui ora non ricordo il nome; si dibatteva riguardo il “rinofiller”; e un corollario di video pre e post trattamento mi fecero accorgere di avere lo stesso “problema” insinuandosi in me un’alterata percezione del mio viso. Non passò molto tempo e prenotai una visita specialistica per un consulto, ritrovandomi nella sala d’attesa di un ‘noto’ chirurgo plastico. Mi ero documentata a lungo sul suo conto, i suoi profili social erano meticolosamente curati, nulla era lasciato al caso. Si mostrava attraverso una dialettica perentoria e professionale, ma al tempo stesso affabile con i pazienti che presentava nei suoi molteplici post mostrando tutta la sua competenza.
Scrutavo le altre sedie intorno a me, con stupore cresceva la consapevolezza che anche quelle persone possedevano lo stesso demone che in quel momento era per me il mio naso. D’improvviso rinvenni dalla lettura di una delle riviste impilate accanto a me, mi disturbò il rumore della sedia al mio fianco. Si sedette un ragazzo con un cappello, dal viso trapelava la preoccupazione di chi ha un problema e non sa se ci sia una soluzione. Con fare un po’ invadente gli chiesi quale fosse la sua storia e il motivo di quell’ansia così evidente sul suo volto. Marco tornava da un viaggio all’estero, un viaggio che avrebbe dovuto segnare una rinascita per lui. Mi pare si chiami “beauty turism”, il fenomeno per cui si è spinti a viaggiare all’estero per un intervento di chirurgia estetica a basso costo. Marco mi raccontava di “pacchetti beauty”, di cui anche lui aveva usufruito, all’interno dei quali sono inclusi viaggi di andata e ritorno per una determinata clinica estera, alloggio, onorario dell’equipe chirurgica e anestesiologica; insomma un’agenzia di viaggi di bellezza.
Ciò che portava Marco in quella sala d’attesa era una complicanza dell’intervento chirurgico effettuato in una di queste cliniche. Una volta preso il volo di ritorno verso casa, l’assistenza post operatoria non gli era stata garantita, e quanto gli era capitato aveva lasciato un’ombra di terrore negli occhi di Marco, ritrovandosi ad affrontare una complicanza post-chirurgica da solo.
Da quel giorno sono passati tre anni, due interventi di rinosettoplastica, tante lacrime e l’attesa di una rinoplastica terziaria che possa restituirmi il mio naso. Non mi dilungherò sul perché dei miei molteplici interventi, basti pensare che la mia scelta non fu consapevole, fu deviata dalla alterata percezione della continua e molesta sponsorizzazione di questa disciplina sui social, banalizzando un trattamento medico-chirurgico, senza contemplare le possibili conseguenze e rischi della mia scelta. Da una “gobbetta” sul dorso del naso mi sono guadagnata un triplice intervento.
***
Di Arianna mi colpì la storia e ho cercato di riportarvi al giorno in cui entrò nel mio studio con aria sfiduciata. La chirurgia estetica e la medicina estetica sono strumenti validi ed efficaci tesi a migliorare la qualità della vita delle persone. È importante comprendere che non esiste un unico trattamento ideale per tutti, ma ogni trattamento deve essere scelto e ben calibrato sull’esigenza del singolo paziente. Bisogna diffidare da profili social ricchi di album di foto con risultati perfetti e strutture sanitarie o professionisti che si presentano con offerte sensazionali. Arianna e Marco sono stati ingannati proprio da questo, pagando sul proprio corpo il prezzo di una errata valutazione, attraverso multipli interventi chirurgici e ritardi di guarigione.
Chirurgia e medicina estetica sono atti medici a cui bisogna attribuire il giusto valore, sia concettuale che biologico, e in primis siamo noi medici che abbiamo il dovere di orientare e responsabilizzare i pazienti delle proprie scelte, nel rispetto del loro benessere e della nostra disciplina.
L'articolo La chirurgia estetica è un atto medico a cui dare il giusto valore: non fate come Marco o Arianna proviene da Il Fatto Quotidiano.