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Per la prima volta al mondo una mano robotica dotata di sensibilità è stata impiantata in modo permanente, grazie agli scienziati italiani

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Gli arti robotici diventano sempre più sofisticati, la ricerca si concentra sulla necessità di restituire ai portatori di protesi la sensazione del tatto. Un compito difficile, per il quale di recente si è posata una pietra miliare. In Svezia un team internazionale ha eseguito il primo intervento di installazione di un impianto transradiale (sotto al gomito) stabile e permanente per il controllo di una mano robotica.

Hanno collaborato alla riuscita di questo intervento pionieristico gli specialisti di Prensilia, azienda spin-off dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa, l’Università Campus Bio-Medico di Roma, il Centro Protesi INAIL e l’Istituto Ortopedico Rizzoli. L’obiettivo era quello di creare un impianto che facesse da tramite tra il corpo della paziente e la mano robotica che dovrà usare (realizzata dalla Scuola Superiore Sant’Anna), in modo che la paziente possa controllare la mano robotica in modo naturale e avere anche percezioni sensoriali.

Un successo maturato nell’ambito del progetto di ricerca europeo DeTOP (Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory feedback), coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Horizon 2020. Sfruttando impianti di titanio, la tecnica dell’osteointegrazione e sedici elettrodi inseriti nei muscoli residui, si possono superare i limiti delle protesi convenzionali, che consentono solo pochi movimenti grossolani, come aprire e chiudere la mano. Secondo tecnici e medici che hanno progettato l’impianto, la paziente potrà avere un controllo più efficace della mano robotica.

L’importanza di questo intervento è notevole, perché le attuali protesi non forniscono percezioni tattili quando si afferra un oggetto o si interagisce con un’altra persona o con l’ambiente circostante. Grazie agli elettrodi, che servono a creare un collegamento diretto tra la protesi e il sistema nervoso, si ritiene che la paziente potrà recuperare le sensazioni tattili perdute dopo l’amputazione.

 

Uno degli aspetti più importanti di questo lavoro è che si tratta della prima tecnologia utilizzabile nella vita di tutti i giorni, non circoscritta all’interno di un laboratorio di ricerca. Inoltre, sono state messe insieme tecniche differenti e sviluppate in maniera indipendente. Ora la paziente sta seguendo un programma di riabilitazione per riacquistare forza nei muscoli dell’avambraccio. Parallelamente, in un ambiente di realtà virtuale, sta reimparando a controllare la mano robotica che, nelle prossime settimane, potrà portare a casa e usare quotidianamente. Christian Cipriani, responsabile scientifico del progetto DeTOP, commenta che “grazie a questa interfaccia uomo-macchina così accurata e grazie alla destrezza e al grado di sensibilità della mano artificiale, ci aspettiamo che nel giro dei prossimi mesi la paziente riacquisisca funzionalità motorie e percettive molto simili a quelle di una mano naturale“.

Il professore aggiunge che “questo non sarà l’unico impianto previsto: sono partite in Italia le attività per il reclutamento di un secondo paziente per un nuovo intervento chirurgico in programma all’Università Campus Bio-Medico di Roma, che verrà effettuato da team clinici del Campus Bio-Medico e dell’Istituto Ortopedico Rizzoli”.

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